Nato per caso, è arrivato al premio Nobel. Lo yogurt, infatti, secondo la leggenda la prima volta si è formato da del latte dimenticato al caldo in un otre di capra, migliaia di anni fa. Diffusosi con successo tra le popolazioni balcaniche e mediterranee, nel 1906 ha fruttato il premio Nobel al microbiologo russo Ilya Ilyich Metchnikov, ricercatore dell’istituto Pasteur. Fu lui il primo a studiarlo in laboratorio per cercare di scoprire il segreto della longevità delle popolazioni bulgare che ne facevano largo consumo. E fu lui a isolare il Lactobacillus bulgaricus, uno dei batteri responsabili della fermentazione del latte, che ancora oggi è l’ingrediente fondamentale, insieme allo Streptococcus thermophilus, di ciò che secondo la normativa italiana si intende per yogurt.
Mangiarlo vivo
La presenza di microrganismi vivi è la caratteristica fondamentale dello yogurt: devono essere presenti in quantità elevata, vivi e vitali fino al consumo. Al momento dell’acquisto, sull’etichetta devono comparire le scritte “yogurt” e “fermenti lattici”, oltre che la data di scadenza: in Italia varia tra 30 e 40 giorni dalla data del confezionamento. Prima lo si mangia, meglio è, per evitare che si perda la vitalità del prodotto.
Perché fa bene
Lo yogurt è più nutriente del latte da cui deriva ed è una preziosa fonte di proteine, fosforo, calcio, potassio e di tutte le vitamine del gruppo B. Con la fermentazione ad opera dei lattobacilli, il lattosio del latte viene trasformato in acido lattico, che è benefico per la nostra flora intestinale e mantiene a livello ottimale il pH dell’apparato digerente. Non solo: la compresenza di lattosio e acido lattico facilita l’assorbimento del calcio e del fosforo: 150 g di yogurt forniscono un terzo dell’apporto giornaliero raccomandato di calcio.
I grassi dello yogurt sono più digeribili di quelli del latte:
sono infatti “omogeneizzati”, ovvero ridotti in microgocce più facili da assorbire.
Molto importante: sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che lo yogurt può essere consumato senza problemi anche da chi è intollerante al lattosio. Infatti, anche se il lattosio non è completamente assente, i fermenti forniscono l’enzima necessario alla sua digestione.