Aglio ed erbe spontanee

Piante buone e belle, in giardino, terrazzoe anche in cucina

Borragine, piantaggine, rosolaccio, ortiche: fiori, erbe di campo e altri elementi vegetali selvatici sono grandi protagonisti della tavola. Il rigoglio della primavera è l’occasione per riscoprire sapori e profumi che fanno parte della nostra tradizione contadina. E anche per esplorare nuove tendenze come quella del foraging, che prevede la raccolta dei cibi spontanei, come radici e licheni, nel loro habitat naturale.

Istruzioni per l’uso
Alcune specie sono talmente selvatiche che non vogliono essere coltivate, le più “domestiche” invece si possono allevare tanto in piena terra che in vaso o in altri contenitori in terrazzo. Non è necessario avere a disposizione un orto, le erbe spontanee si mescolano con grazia anche alle altre specie decorative e conferiscono al giardino o a qualunque aiuola un aspetto molto naturale, secondo una tendenza sempre più apprezzata. Anzi, alcune sono anche utili: l’aglio orsino o l’erba cipollina (dal bel fiorellino rosa carico) sono bulbi da piantare in abbondanza ai piedi delle rose, perché aiutano a combattere gli afidi.
Poiché sono piante spontanee, quindi abituate a sopravvivere autonomamente e in condizioni ambientali anche estreme, la loro coltivazione in generale è assai facile. Ma non sottovalutatele: sono piuttosto capricciose e rifiutano spesso le imposizioni. Amano essere collocate in pieno sole e in terreni poveri: il segreto per coltivarle con successo consiste nel preparare un buon fondo drenante con argilla espansa o altre materiale inerte, adagiato sul fondo nella buca d’impianto, così come nel vaso che le ospita.
Potete acquistare piantine spontanee già pronte in vaso dai vivai specializzati, altrimenti dovrete partire dalla loro semina ricercando i semi anche su Internet oppure da contadini o gruppi di appassionati.  In questo caso, mettete pochi semi in un piccolo vaso riempito di buona terra da giardino e ponete il tutto in un luogo luminoso (ma non al sole) e riparato dai venti, mantenendo il substrato sempre umido. Trasferite le piantine in piena terra o in grande vaso non appena saranno sufficientemente robuste e avranno raggiunto un’altezza di almeno 10 centimetri.
 
Bulbose, perenni e annuali
La borragine, la campanula, la portulaca, il papavero di campo (Papaver rhoeas, conosciuto con il nome comune di rosolaccio) sono specie annuali, con un ciclo vegetativo breve: non dovete perciò scoraggiarvi se dopo attente cure e dedizione alcune piante deperiranno, è normale che accada.
Altre invece sono erbacee perenni, ciò vuol dire che finito il loro ciclo vitale perderanno la parte aerea, ma l’organo sotterraneo conserverà la facoltà produttiva: una volta messe a dimora non dovrete far altro che aspettare una nuova stagione di crescita.  Tra le più conosciute e apprezzate  perenni: l’acetosella (da non confondere con il trifoglio), la cicoria selvatica (Cichorium intybus dal particolare fiore azzurro),  il crescione d’acqua, il finocchietto, la piantaggine, la primula (di cui si consumano sia i fiori che le foglie), il tarassaco, l’ortica, la silene (dai caratteristici fiori chiamati “bubbolini”), lo spinacio selvatico (Chenopodium bonus-henricus).

Andar per erbe
Crescono negli incolti, nei terreni ricchi di sostanze nutritive, nei prati concimati, ai margini delle strade o dei sentieri, oppure sfruttano ogni più piccola fessura tra le rocce. Il luogo idoneo dove fare foraging e cogliere le erbe spontanee nel loro habitat naturale dovrà essere il più lontano possibile da zone con inquinamento industriale, da strade di grande traffico o da campi irrorati con pesticidi ed erbicidi. Più facile trovarle nella cosiddetta riva, la scarpata erbosa tra due piani agricoli, mantenuta pulita attraverso frequenti sfalci, eseguiti di norma a mano. La raccolta delle erbe si esegue preferibilmente di mattina, quando la rugiada se n’è andata e il sole ancora non brucia. Essa inoltre deve garantire il rispetto e la salvaguardia della specie, evitando di estirpare la radice e cercando invece di prendere, torcendo con le mani, le foglie da più piantine della stessa varietà, per non affaticare il vegetale nella produzione di nuovi germogli. Lo stadio vegetativo iniziale è spesso più difficile da individuare, ma è quello più apprezzato nelle preparazioni culinarie. Raccogliete dunque solo quelle che conoscete molto bene: si comincia magari con due o tre varietà, tenendone in osservazione qualche altra.