Riviera per ogni stagione

Albenga e Valle Arroscia: il meglio del Ponente Ligure. Archeologia, arte, storia e una gastronomia che sposa i sapori del Mediterraneo agli aromi delle Alpi

La testa tra le nuvole, i piedi a mollo. Volendo, si potrebbe descrivere così uno dei territori più belli della Liguria, quel tratto di Riviera di Ponente in provincia di Savona che va da Ceriale ad Alassio passando per Albenga (i piedi in acqua, appunto), e da Albenga sale al Col di Nava, tra le nuvole dei suoi 1000 metri di quota che immettono nella Val di Tanaro e nel Basso Piemonte. Spina dorsale del percorso è la Valle Arroscia (fra le provincie di Imperia e Savona), tra le più ricche di arte, storia e prodotti tipici delle Alpi Liguri.

Medioevo e “movida”
Ma cominciamo proprio da Albenga, città di origini antichissime con un eccezionale patrimonio storico e artistico, nonché fulcro di importanti attività agricole: dall’orticoltura, all’olivicoltura, all’enologia. Fondata dai Liguri Ingauni, poi municipium latino, Albenga conserva un bellissimo centro storico dalla classica impronta romana, con gli assi viari ortogonali. Notevoli i resti archeologici, a cominciare dalla Via Julia Augusta, la strada costiera del I sec a.C. che collegava l’Italia alla Gallia Narbonense (Provenza). Trasformata in passeggiata archeologica a balcone sulla costa e sull’isola Gallinara, è fiancheggiata da tombe monumentali e altre sepolture e presenta anche brevi tratti di basolato originale. Nell’antichità il mare era più avanti rispetto a oggi, per cui bisogna immaginarlo a poche centinaia di metri dal percorso, così come bisogna figurarselo a ridosso del centro storico, all’altezza dell’attuale Ponte Rosso sul fiume Centa. Inoltre lo stesso corso d’acqua, che oggi scorre a ovest delle mura, in epoca romana scorreva a est, come testimonia il Pontelungo, accanto all’omonimo santuario lungo la strada per Ceriale. Nell’attuale greto, infatti, durante i periodi di magra si possono scorgere i resti delle terme e di una chiesa paleocristiana. Per quanto riguarda l’Alto Medioevo, ad Albenga esiste un unicum: il battistero del V secolo, accanto alla stupenda cattedrale romanica di San Michele. Niente di simile in tutta l’Italia centrosettentrionale al di fuori di Ravenna. A completare il ricchissimo patrimonio storico della città, restano le torri medievali, palazzi e resti di mura. Tre musei (Navale, Civico e Diocesano) raccolgono significativi tesori di arte antica e medievale, come il carico di anfore di una nave romana affondata nei pressi della Gallinara e uno stupendo piatto in vetro blu, trovato in una tomba: segno della raffinatezza e della ricchezza della città romana. Ma il centro storico non è solo rivolto al passato: da alcuni anni è in corso una progressiva espansione delle attività commerciali, artistiche e di intrattenimento che hanno generato una “movida” favorita dalla completa chiusura al traffico. Complice il clima mite della riviera, è davvero piacevole godersi il centro di Albenga anche nelle ore piccole, in tutti i mesi dell’anno. Con una sosta d’obbligo nel negozietto Baxin (pronuncia bascìn, www.baxin.it) per un assaggio degli omonimi biscotti all’anice realizzati da una ricetta del ‘600. Oppure per un basilichito, aperitivo al gusto di basilico, o per un amaro a base di asparago violetto e carciofo, due delle quattro specialità orticole locali.

La banda dei Quattro
Asparago violetto e carciofo spinoso sono due dei cosiddetti Quattro di Albenga. La piana alluvionale che circonda la città, la più estesa della regione, è tradizionalmente vocata alle colture di pregio, fiori e ortaggi su tutti. È così che quattro prodotti sono diventati il simbolo stesso della città: asparago violetto, carciofo spinoso, pomodoro cuore di bue e zucca trombetta. L’asparago violetto è caratterizzato da turioni grossi e di colore viola intenso. Ortaggio primaverile, è ricco di vitamine e sali minerali, ipocalorico, adattissimo a persone che vogliono mantenere la linea. Tipicamente estivo (da giugno a settembre in pieno campo) è invece il pomodoro cuore di bue, che in serra si coltiva da marzo a dicembre. Con pochi semi, polpa carnosa, è ricco di calcio e fosforo. Fondamentale in tutti i piatti della cucina mediterranea. La raccolta del carciofo spinoso va da novembre a maggio. Ricco di inulina, adatto ai diabetici, con buon contenuto di fibre, aiuta la peristalsi intestinale. La zucca trombetta deve il nome alla forma, allungata, ricurva e ingrossata a un’estremità. Varietà a selezione locale, viene raccolta tra maggio e settembre in pieno campo, fino a gennaio-febbraio in serra. Presenta un basso valore calorico, un elevato contenuto di fosforo e potassio e un’ottima digeribilità. I prodotti sono tutelati dalla cooperativa L’Ortofrutticola (www.ortofrutticola.it), fondata nel 1941, la più importante associazione agricola ligure che riunisce oltre 600 aziende per 2mila ettari coltivati.

Spiagge, olio e vino
Anche i patiti della tintarella hanno qui pane per i loro denti. A causa della foce del Centa, Albenga ha un fronte-mare piuttosto esiguo. Tuttavia a pochi km, e ottimamente collegate con la città, ci sono alcune delle più belle spiagge liguri, rigorosamente insignite di bandiere blu per la qualità dell’acqua. Ceriale, a est, più familiare; la modaiola Alassio e la raffinata Laigueglia, a ovest, compongono un tris d’assi con arenili sabbiosi godibili da maggio a ottobre.
La passeggiata nei “budelli” dei rispettivi centri storici è un must per residenti e turisti. Tra negozi, ristoranti, pasticcerie e locali, per uno shopping di qualità o per gustare prelibatezze locali come i baci di Alassio o la farinata di ceci. Ma da queste parti il viaggiatore ha a disposizione anche un altro asso per completare il poker: l’entroterra. Lungo tutta la Valle Arroscia è un susseguirsi di incantevoli paesi rimasti intatti. Con le loro architetture rurali, le chiese campestri, i resti insomma di una civiltà contadina radicata nel Dna degli abitanti, nonostante lo spopolamento dei decenni passati. Oggi, per fortuna, si tende a riscoprire queste ricchezze nascoste, fatte anche di prodotti locali introvabili al di fuori della loro area di produzione. Tra le eccellenze gastronomiche della valle spicca su tutte l’Olio Extravergine d’oliva Dop Riviera Ligure. Prodotto principalmente da coltivazioni su terrazzamenti con muri a secco e ricavato da olive di varietà Taggiasca oppure dalle altre tre varietà locali: Lavagnina, Pignola e Frantoio. Caratteristiche: bassa acidità, fruttato tenue e sensazione di dolce. Un olio che si sposa ottimamente con moltissimi piatti, sia in cottura sia a freddo. Sul fronte enologico, ecco l’ennesimo poker con i due rossi
Ormeasco e Rossese e i due bianchi Pigato e Vermentino.
Documentato fin dal 1303, l’Ormeasco di Pornassio Doc ha colore rosso rubino intenso, sapore asciutto, leggermente tannico. Disponibile anche nella variante Superiore e con vinificazione in bianco (il risultato è un bel colore rosso corallo) che prende il nome di Sciac-trà.
Il Rossese Riviera Ligure di Ponente Doc ha colore rosso rubino chiaro, profumo delicato, sapore asciutto. Bevibile a tutto pasto, anche con piatti di pesce. Pigato e Vermentino sono a loro volta Doc. Giallo paglierino, aromatico, mandorlato il Pigato, ottimo come aperitivo e per gli antipasti di mare; più intenso e caldo il Vermentino, perfetto con i piatti di pesce della cucina ligure.

La valle dei tesori
Risalendo la Valle Arroscia, il primo paese che si incontra è Ortovero, caratterizzato da una diffusa viticoltura e da estesi pescheti. Attraversato a Ponterotto il confine tra Savonese e Imperiese, si arriva a Ranzo. Comune diffuso, 350 abitanti e... 15 frantoi. Proprio accanto al Municipio e all’ufficio postale si trova il Frantoio Guidi, famiglia radicata sul territorio da almeno cinque secoli. Che ci riporta ai Guido da Ranzo, pittori documentati a partire dal XV secolo in molte chiese della zona tra cui la magnifica San Panteleo a Borghetto d’Arroscia, il paese successivo. Proseguendo ancora si tocca Vessalico, famoso per la coltivazione di aglio (www.agliodivessalico.com), commercializzato dalla cooperativa ‘A Resta (la treccia). Ancora qualche km, ed ecco Pieve di Teco, il centro più importante della valle. Di origine medievale, conserva ancora i portici con le botteghe lungo l’asse viario
principale, corso Ponzoni. Un vero tuffo nel passato. Centro storico intatto e il minuscolo Teatro Salvini che si contende con Monte Castello di Vibio (Pg) e Vetriano (Lu) la palma del più piccolo d’Italia. Ogni ultima domenica del mese i portici ospitano un Mercatino dell’Antiquariato. Nell’ex convento delle Agostiniane ha invece sede il Museo delle Maschere di Ubaga, sculture di autori contemporanei che hanno interpretato i miti ancestrali della valle legati al ciclo delle stagioni. Da Pieve si dirama la boscosa Val di Rezzo, polmone verde dell’intera regione e culla di un’antica stirpe di lapicidi documentati dal Museo della Pietra di Cènova, frazione del capoluogo.
Il castello dei Clavesana e il santuario della Natività di Maria completano il panorama storico-artistico della valle. Proseguendo invece verso il Col di Nava si arriva a un altro paesino-gioiello: Cosio d’Arroscia dove ha sede il Museo delle Erbe Officinali che documenta l’importanza di questi vegetali, nella farmacologia e nella gastronomia tradizionali, oggi attentamente studiate e riscoperte. Mendatica e Montegrosso Pian del Latte ci parlano invece della civiltà delle malghe e dei prodotti
che la caratterizzano, come la castagna (a Montegrosso c’è il relativo Museo) e la cosiddetta Cucina Bianca basata su formaggi, latticini, prodotti del pascolo. Come il brussu, l’inimitabile ricotta salata ottenuta ancora come centinaia di anni fa. Finalmente si può raggiungere il Col di Nava che accoglie il visitatore con il suo inespugnabile sistema di forti napoleonici, un tempo arcigna guardia del valico, oggi meta di escursioni
a tutta natura, e dei prodotti a base di lavanda.
La lavanda del Col di Nava non ha nulla da invidiare a quella, ben più famosa, di Grasse, in Francia. Il clima e il terreno la rendono infatti un prodotto d’eccellenza, ottimo per la cosmesi e la cura della casa.

Shopping

• Azienda Agricola Sommariva Via Mameli 7, www.oliosommariva.com
• La Cantina di Re Carciofo piazza S. Francesco 38

Come arrivare
In auto: Uscita di Albenga sull’autostrada A10 (dei Fiori) Savona-Ventimiglia. A pochi metri dal casello inizia la Sp 453 per Pieve di Teco che poco fuori dal paese si connette alla Ss 28 del Col di Nava.
In treno:
Stazione Fs di Albenga collegata con treni regionali e Frecce a Genova, Torino e Milano. Dal capoluogo lombardo parte anche il treno Thello (www.thello.com) che tocca le principali località della Riviera fino a Nizza e Marsiglia. Dal terminal bus di Albenga, la linea 34 di Riviera Trasporti (www.rivieratrasporti.it) collega 5 volte al giorno Albenga a Pieve di Teco (e viceversa).

INFO/APP
Ufficio Turismo Comune di Albenga
Viale Martiri della Libertà, tel. 01825685216
www.scoprialbenga.it
Dallo stesso sito si può scaricare l’omonima app con informazioni, appuntamenti, guide, per una visita della città e del suo circondario.