Oltrepò sulle note del gusto

Full immersion nel paesaggio accogliente dell’Oltrepò Pavese, terra di vini e di mille altre delizie gastronomiche, nonché di secolari tradizioni musicali
 

Un fertile paesaggio collinare che offre prodotti gastronomici apprezzati in tutto il mondo: vini, innanzitutto, poi salumi, formaggi, miele, frutta e funghi... Toscana? No, Oltrepò Pavese. Le sue valli rappresentano
il nuovo orizzonte per chi vuole fuggire dalla pazza folla urbana (e dal rischio Covid) senza allontanarsi troppo dalle città della Pianura Padana. Un territorio «a forma
di grappolo d’uva» scriveva il grande giornalista Gianni Brera, che sottolineava così la secolare vocazione di questo triangolo lombardo incuneato tra il Monferrato piemontese e la piacentina Val Trebbia.

Filari infiniti
Val Tidone, Val Versa, Val Stàffora: qui si susseguono infiniti filari di Pinot Nero, Riesling e Croatina da cui si ricavano ottimi bianchi, rossi e spumanti Doc e Docg accomunati dalla dicitura Oltrepò Pavese. I più noti: Bonarda, Barbera, Sangue di Giuda e il pregiato Barbacarlo. Nel punto più settentrionale e più vicino al Po dell’Appennino sorge la città di Stradella che, con la vicina Broni, è una delle capitali dell’enologia italiana.

Borghi belli e buoni
Risalendo da Stradella la Val Versa in poco tempo si raggiunge la “capitale delle bollicine” Santa Maria della Versa. Qualche km ancora ed ecco Zavattarello, in alta Val Tidone, incluso nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia” con il suo centro storico medievale, parte delle antiche mura e le strette viuzze che salgono all’imponente castello dei Dal Verme. Superato il crinale che immette in Val Stàffora ci attende un altro stupendo borgo medievale, Varzi, rinomato per la produzione dell’omonimo salame Dop. Impasto tenero e compatto, colore rosso vivo nella parte magra (almeno il 70%) e bianco candido in quella grassa, sapore dolce e delicato, aroma fragrante... La ricetta per il dosaggio degli ingredienti è antichissima.

Quattro per uno e... peperoni per tutti
L’alta Valle Stàffora fa parte dell’entità culturale detta Quattro Province ovvero la porzione di Appennino che pur appartenendo a quattro diverse entità amministrative (Pavia-Lombardia, Piacenza-Emilia, Alessandria-Piemonte e Genova-Liguria) si caratterizza per una sostanziale unità linguistica e culturale. Scendendo lungo il fiume si arriva a due importanti località: Salice Terme e Voghera. Il primo è sinonimo di sport, relax e cura della persona. A cominciare dai percorsi salute delle Terme (termepresident.com), con la possibilità di praticare golf, parapendio, trekking in bici e a cavallo. In primavera è inoltre piacevole godersi il verde dei grandi parchi, per cercare la secolare quercia sotto cui amava riposare e ispirarsi la poetessa Ada Negri o per cimentarsi in vertiginose arrampicate (in massima sicurezza) lungo i tracciati del Parco Avventura (parcoavventura.it). I 14 km che separano Salice da Voghera, tra gli ultimi pendii delle colline, si possono anche percorrere lungo la nuova Greenway (ciclabile), ricavata sul sedime di una ferrovia dismessa. Da non perdere in città la visita del Duomo e del Castello Visconteo, così come l’assaggio del tipico peperone di Voghera, dolce e digeribile.

Chicche da non perdere

• Sulle orme degli abati

Variante della Via Francigena, nell’alto medioevo era il collegamento più breve dalla capitale longobarda Pavia a Lucca (e poi Roma) passando per Bobbio, in Val Trebbia, la cui abbazia, fondata dall’irlandese san Colombano, era il più importante centro culturale del Nord Italia. Oggi il tragitto è stato riaperto da Pavia a Pontremoli e rinominato Via degli Abati (viadegliabati.com). Nella sua prima parte si snoda tra le colline dell’Oltrepò, dal capoluogo a Broni e Pometo (comune di Colli Verdi) nell’alta Val Tidone, dove percorre
un buon tratto del crinale tra Lombardia ed Emilia prima di scendere in Val Trebbia.

• Un Museo fatto di note

La prima fisarmonica diatonica (organetto) italiana si deve a Mariano Dallapè, nato a Cavedine (Tn) nel 1846. Trent’anni dopo, Dallapè impianta a Stradella una bottega artigiana di fisarmoniche che in breve diventa una fiorentissima industria. Col secondo dopoguerra, mutati i gusti musicali, arriva il declino e, nel 2010, la chiusura. Oggi c’è il Museo della Fisarmonica (via Montebello, 2), ma Regione Lombardia ha avviato un progetto di recupero del vecchio edificio industriale, per farlo diventare sede ben più degna del museo di questo popolarissimo strumento. Per saperne di più si può guardare il bel documentario di Rossella Schillaci La fabbrica d’armoniche www.youtube.com/watch?v=Xna2j0jsO1k.

• I campi di lavanda
Non c’è bisogno di andare in Provenza per ammirare distese di lavanda: a Godiasco (PV), vicino a Salice Terme, da primavera fino a inizio luglio i campi sono in fiore, soggetto perfetto per bellissime fotografie. Fattoria Cabanon www.cabanon.it