Figli unici: niente male

Felici, estroversi, sicuri di sé. Oggi sembrano avere una marcia in più rispetto a chi ha fratelli. Grazie anche al diverso ruolo dei genitori

 

Mamme, papà: contrordine. Essere figli unici è bello e fa bene. Insegnanti e psicologi concordano: per niente timidi o impacciati, o chiusi, i figli unici oggi sono aperti, estroversi e sicuri di sé. Più svelti a socializzare sia a scuola sia in vacanza: sembrano davvero bambini realizzati. «Il cambiamento è dovuto anche a una questione di confronto. Una volta, quando nelle famiglie era normale una prole numerosa, chi si ritrovava figlio unico si sentiva un diverso a livello sociale», commenta la psicoterapeuta Raffaella Bruni. Oggi gli “strani”, semmai, sono i bambini con fratelli, visto che la nostra media nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, è di 1,34 figli per ogni donna in età fertile.

Coltivare il dialogo
Felici. Ma perché? «Innanzitutto è più facile fare il mestiere dei genitori con un bambino solo. Soprattutto in tempi accelerati come i nostri, quando il tempo non basta mai», chiarisce Bruni. «Di fronte alle richieste, ai problemi che comporta il doversi confrontare con più figli, spesso il genitore tende a inciampare o a glissare sul percorso educativo. E magari, piuttosto che affrontare un conflitto, lascia perdere». Non solo. «I genitori oggi sono piuttosto preparati nel modulare il loro ruolo tra l’essere “amici” dei figli e, nello stesso tempo, educatori. Sapendo dosare la tenerezza e l’autorevolezza. Con un figlio unico - e qui si ritorna alla questione tempo - si tende a dare il meglio di sé, a concentrarsi sulla conoscenza del suo carattere, interagendo in modo più ragionato, coltivando quel famoso dialogo che è alla base di un buon rapporto genitori-figli».

A portata di click
Infine, guarda caso, un grosso aiuto arriva proprio dalla vituperata tecnologia. «Pensiamo a ragazzi anche più grandicelli. Che usano il pc, le chat, facebook. Ovvio, come sappiamo l’abuso di questi mezzi può diventare rischioso. Ma, se utilizzati con saggezza e con una certa misura, fanno sì che la figura del figlio unico, solo, in un mondo di adulti non esista più: gli amici sono sempre a portata di click». E senza tutte le complicazioni che creano i fratelli.

Giù dal piedistallo
Il rischio è però sempre dietro l’angolo. «Si tratta
dell’altra faccia della medaglia» avverte Bruni. «Bisogna evitare che il figlio unico diventi qualcosa di speciale». Innanzitutto un despota. «Con tutti i parenti e gli adulti che lo venerano. Al punto di averne quasi paura. La situazione penalizza fortemente lo stesso bambino che, fuori dalla famiglia, si sentirà a disagio, dovendosi confrontare con realtà molto meno amichevoli». In secondo luogo, attenzione a non investire troppo sul bambino. «Le classiche aspettative dei genitori diventano un macigno se esagerate: suddivise in due o in tre, possono ancora essere tollerabili, su un unico figlio si trasformano in richieste impossibili che lo porterà a sentirsi immediatamente inadeguato se non le soddisfa». Infine, meglio puntare sulla socializzazione. «Bisogna creare le condizioni perché stia il più possibile in mezzo ai suoi coetanei. Con cui passare pomeriggi di gioco o di studio e, se possibile, anche qualche vacanza». Proprio come con dei fratelli.

Il ritorno di Sofia e Francesco

Secondo l’ultima classifica Istat, riportata dal sito www.nomix.it, nella scelta dei nomi da dare ai neonati oggi, in Italia, vanno alla grande Francesco e Sofia (al primo posto) seguiti da Alessandro e Aurora, Leonardo e Giulia, Lorenzo e Emma, Mattia e Giorgia. Tra i primi venti spunta perfino Antonio, che dieci anni fa sapeva tanto di nonno o vecchio zio. Insomma, dopo l’abbuffata delle Ylenie e dei Kevin, tornano i nomi “normali”. A questo punto la scelta è tra un nome breve e uno lungo. Il consiglio è di tenere conto del cognome e della combinazione tra i due. Perché un nome, si sa, dura per tutta la vita.